PREFAZIONE A CURA DI
Giacomo Scotti
Ci conoscemmo sul mare di Caorle, diventammo amici cogliendo ramoscelli di lavanda, seguendo il volo degli uccelli marini, scoprendo negli occhi degli amici poeti il riverbero del vicino mare.
Poi lessi e ascoltai le sue poesie e vi trovai pure il canto delle sirene. Restammo amici attraverso le lettere e lo scambio dei nostri libri. Qualche giorno addietro, catturandomi ancora una volta nella rete della sua amicizia, Rosi Cracco ha scritto: "Il tuo mare è diventato anche mio. Per questo chiedo il regalo di un’altra prefazione che porti la tua storia e il tuo desiderio di restare incantato dentro, la storia mia".
Potevo non rispondere nel momento, poi, in cui la mia storia si avvia alla conclusione? Ed ecco, senza falsi pudori, comincia con alcuni miei versi offerti a Rosanna e alla sua nuova poesia del mare.
Tutto vergine è il mare, acqua di monte
sceso alla sponda,
nei versi tuoi che invocano Afrodite,
Venere nuda nel cui seno penetra
l'ansia lussuriosa dell'onda.
Il mare è calamita perché vita
nostra che scorre palpitando, un attimo
soltanto dell'eterna vita sua,
del mare che ci insegna
l'asprezza e la carezza
della lacrime amare.
Fin dalle prime poesie di questa sua nuova raccolta di liriche, Rosi Cracco ci parla di amore e di bellezza che scaturiscono dal mare, lasciandosi guidare da Venere uscita ignuda dalle onde per invitare la poetessa a navigare con lei. E lei, Rosi, la segue imparando i segreti delle onde: "percorrendo il mare e aprendo le ginocchia". Cosi, nuotando o navigando, la poetessa finisce per confessare (nella poesia"Terramare"): "Sono una donna di terra divenuta mare".
Da questa sua trasformazione scaturisce una lunga collana di versi-perle immersi nel mare, uscite dalle sue conchiglie, profumati dai suoi aromi, affondati nei suoi misteri. Versi stupefatti e stupefacenti nello stupore suscitato dall’abbraccio azzurro, dall’odore delle acque marine. Il mare è sempre diverso e la poesia che lo insegue passa dalla meraviglia alla vertigine nello scoprire, per sempre, la nostra "vita che fugge come fugge l'onda". E c’è il coraggio di esistere in un mondo che ci calamita verso l'ignoto, "che tenta e insieme sgomenta".
La nuova poesia di Rosi Cracco è giuoco ed avventura di "un dialogo che trascina / in congiunzione di terra e mare", è la ricerca di una vita diversa che suscita - in chi sta sul mare o accanto al mare - desideri, sogni, speranze; che rivela nuovi colori e significati della vita, mondi nuovi fertilizzati sempre, come l’attuale, dal polline del mare. Quel mare che, sovente, subisce sbigottito la violenza di questo nostro mondo.
Ritrovo nella sua poesia anche attimi di vita vissuta insieme a Caorle, i percorsi profumati dalla famosa lavanda in un incontro di poeti di varie lingue, venuti dalle due sponde dell'Adriatico, da oltr’Alpe e dai paesi danubiani in un mese di maggio ormai lontano.
Trovo, ancora, poesie dedicate a pescatori che gettano le reti nel mare o ai dilettanti che gettano le lenze dalla riva o da qualche scoglio; poesie in cui riemergono, come ombre del tempo, quella paterna o della bisnonna della poetessa, memorie di sciagure sul mare consegnate alla memoria del mare; oppure le ombre di quei disgraziati che, emigrando dall’Africa e da altre lontane terre funestate da guerre e miserie, annegano nelle acque italiane.
Da una lirica all’altra è un continuo volare, talvolta insieme a vele e gabbiani, sulle onde dell'Adriatico e del Mediterraneo, dalla laguna di Venezia ai lidi di Itaca, da Trieste a Caorle, dall’isola croata di Pago fino a Lampedusa.
Navigando infine sul vascello dell’amore, la nostra poetessa innamorata del mare comunica a chi la legge la voglia di innamorarsi sempre e di scoprire ovunque "un porto nuovo a cui veleggiare".
Rosi Cracco è ormai poetessa del mare, alla ricerca dei segreti di Thalassa fino al buio degli abissi. Col vento e il ventre offerti alle carezze ed alle penetrazioni di un mare d’amore.
Conclusione? "Tornare al mare per riposare nel mare", dice lei. Tornarci con amore, interpretiamo noi, per tornare alle origini del mondo e della vita.
Giacomo Scotti
Giacomo Scotti
Ci conoscemmo sul mare di Caorle, diventammo amici cogliendo ramoscelli di lavanda, seguendo il volo degli uccelli marini, scoprendo negli occhi degli amici poeti il riverbero del vicino mare.
Poi lessi e ascoltai le sue poesie e vi trovai pure il canto delle sirene. Restammo amici attraverso le lettere e lo scambio dei nostri libri. Qualche giorno addietro, catturandomi ancora una volta nella rete della sua amicizia, Rosi Cracco ha scritto: "Il tuo mare è diventato anche mio. Per questo chiedo il regalo di un’altra prefazione che porti la tua storia e il tuo desiderio di restare incantato dentro, la storia mia".
Potevo non rispondere nel momento, poi, in cui la mia storia si avvia alla conclusione? Ed ecco, senza falsi pudori, comincia con alcuni miei versi offerti a Rosanna e alla sua nuova poesia del mare.
Tutto vergine è il mare, acqua di monte
sceso alla sponda,
nei versi tuoi che invocano Afrodite,
Venere nuda nel cui seno penetra
l'ansia lussuriosa dell'onda.
Il mare è calamita perché vita
nostra che scorre palpitando, un attimo
soltanto dell'eterna vita sua,
del mare che ci insegna
l'asprezza e la carezza
della lacrime amare.
Fin dalle prime poesie di questa sua nuova raccolta di liriche, Rosi Cracco ci parla di amore e di bellezza che scaturiscono dal mare, lasciandosi guidare da Venere uscita ignuda dalle onde per invitare la poetessa a navigare con lei. E lei, Rosi, la segue imparando i segreti delle onde: "percorrendo il mare e aprendo le ginocchia". Cosi, nuotando o navigando, la poetessa finisce per confessare (nella poesia"Terramare"): "Sono una donna di terra divenuta mare".
Da questa sua trasformazione scaturisce una lunga collana di versi-perle immersi nel mare, uscite dalle sue conchiglie, profumati dai suoi aromi, affondati nei suoi misteri. Versi stupefatti e stupefacenti nello stupore suscitato dall’abbraccio azzurro, dall’odore delle acque marine. Il mare è sempre diverso e la poesia che lo insegue passa dalla meraviglia alla vertigine nello scoprire, per sempre, la nostra "vita che fugge come fugge l'onda". E c’è il coraggio di esistere in un mondo che ci calamita verso l'ignoto, "che tenta e insieme sgomenta".
La nuova poesia di Rosi Cracco è giuoco ed avventura di "un dialogo che trascina / in congiunzione di terra e mare", è la ricerca di una vita diversa che suscita - in chi sta sul mare o accanto al mare - desideri, sogni, speranze; che rivela nuovi colori e significati della vita, mondi nuovi fertilizzati sempre, come l’attuale, dal polline del mare. Quel mare che, sovente, subisce sbigottito la violenza di questo nostro mondo.
Ritrovo nella sua poesia anche attimi di vita vissuta insieme a Caorle, i percorsi profumati dalla famosa lavanda in un incontro di poeti di varie lingue, venuti dalle due sponde dell'Adriatico, da oltr’Alpe e dai paesi danubiani in un mese di maggio ormai lontano.
Trovo, ancora, poesie dedicate a pescatori che gettano le reti nel mare o ai dilettanti che gettano le lenze dalla riva o da qualche scoglio; poesie in cui riemergono, come ombre del tempo, quella paterna o della bisnonna della poetessa, memorie di sciagure sul mare consegnate alla memoria del mare; oppure le ombre di quei disgraziati che, emigrando dall’Africa e da altre lontane terre funestate da guerre e miserie, annegano nelle acque italiane.
Da una lirica all’altra è un continuo volare, talvolta insieme a vele e gabbiani, sulle onde dell'Adriatico e del Mediterraneo, dalla laguna di Venezia ai lidi di Itaca, da Trieste a Caorle, dall’isola croata di Pago fino a Lampedusa.
Navigando infine sul vascello dell’amore, la nostra poetessa innamorata del mare comunica a chi la legge la voglia di innamorarsi sempre e di scoprire ovunque "un porto nuovo a cui veleggiare".
Rosi Cracco è ormai poetessa del mare, alla ricerca dei segreti di Thalassa fino al buio degli abissi. Col vento e il ventre offerti alle carezze ed alle penetrazioni di un mare d’amore.
Conclusione? "Tornare al mare per riposare nel mare", dice lei. Tornarci con amore, interpretiamo noi, per tornare alle origini del mondo e della vita.
Giacomo Scotti