PREFAZIONE
a cura di Daniela Cecchini
Sigmund Freud sosteneva che la necessità di scrivere affondi le sue radici all’interno dei conflitti interiori; in altre parole, si scrive per rispondere ad un impulso che proviene dall’inconscio. Un pensiero che ho ritrovato nella produzione letteraria di Rosanna Cracco, la quale mi ha concesso il privilegio di soggiornare nell’isola della sua poesia e di apprezzare le caleidoscopiche sfumature del proprio “sentire”
Ma ecco la luna oscura custode/ dell’inconscio arrendersi alle parole/ cercando sul muro delle ombre/ il contorno ramificato delle cose
(IL LATO OSCURO)
“OSMOSI”, titolo di questa ammaliante silloge, sottende un certo-sino lavoro di scavo interiore, che si sedimenta con cristallina evidenza e, in diversi frangenti, rimanda all’eudaimonia di memoria aristotelica. Del resto, l’autrice spazia agevolmente nel pensiero filosofico classico, grazie alla sua formazione umanistica, che denota un portato culturale di notevole caratura. La scelta del termine “osmosi”, certamente non casuale, racchiude in sé la metafora dell’esistenza, che prepotentemente fluisce, tra significato e significante e non può restare sulle soglie dell’ombra.
Segnatamente, gli echi di tale impulso, tendente alla reciproca compenetrazione, si propagano in itinere ogni qual volta la Nostra indaga su se stessa, libera da ogni infingimento, seguendo una coerente traccia ermeneutica che conduce verso la percezione di una consonanza proiettata alla comprensione delle universali, umane fragilità e al conseguimento dell’equilibrio di una dimensione in accordo armonioso, fin anche sincronico, con il prossimo, senza mai perdere di vista la complessità del reale
… nella diversità del creato pulsa/ l’unità di misura dell’universo (BIODIVERSITÁ)
Una dialettica sempre aperta e coerente, priva di retorica ed in continua evoluzione, portata avanti per opera di esperimenti comparativi, rivolti ad una coralità di matrice galattica, in cui l’eterno confrontarsi diviene in nuce strumento/mezzo di incontro sinergico e di condivisione di preziosi istanti di inusitato appagamento, come anche delle asperità che caratterizzano l’itinerario terreno dell’essere umano.
La sua finestra dei sensi, costantemente spalancata, le consente di osservare a livello introspettivo le inquietudini dell’anima, ma al contempo di esplorare il mondo esteriore, il senso comune, passando per avvincenti, seppur misteriosi, processi psicologici, che i dogmi scientifici non possono risolvere.
Attraverso l’incessante esercizio del proprio pensiero critico, Rosanna rivendica con singolare energia il confronto con i suoi simili, aspirando in primis alla comunanza, all’aggregazione; in tal senso, ricorre ad una sorta di autosservazione che le consente di indagare se stessa e di mettere in discussione, talvolta con eccessivo rigore, il suo intimo universo, composto di una moltitudine di lati ascosi ed inconsapevoli, che riportano alla luce frammenti del suo “essere”; un passaggio fondamentale per comprendere che, in realtà, vi sono due mondi, fra l’io e l’altro, che coesistono come specchi riflessi
Forse la giusta direzione/ è restare al centro della propria vita/ tra i due io che ci vivono dentro/ quello che vaga in cerca di anima/ e quello che cerca l’incontro (IO E L’ALTRO)
La poetessa è consapevole di come la clessidra del cosmo inesorabilmente scorra, persino troppo in fretta; ragion per cui la marcia contro il tempo si fa frenetica, nel tentativo, solo raramente disatteso, di trattenere nella mente bagliori compressi di memorie, il limpido profilo dei monti, la quiete indomita della pianura
Quasi un assalto il vivere/ nel tempo che sguscia (IL MURO)
Contenuti lirici, meticolosamente protetti in cui sono ricorrenti i flashback della memoria, che donano ampio respiro ad icastici ricordi ed aggiungono vigore alla sua ben addestrata resilienza, conferendo al verso una sottile e sobria traccia drammatica, appena palpabile
Rimane appesa/ all’armadio del silenzio/ l’asciutta luce di memoria (BRETELLE)
Reminiscenze che riaffiorano in una dimensione ai confini con l’onirico e si manifestano per mezzo di elementi riposti con cura nel recipiente dei sensi. La ricerca di effluvi lontani, che odorano di casa, di infanzia, per accarezzare le radici della memoria, un ristoro per il cuore. Immagini che travalicano la vita, destinate all’eternità, riconducono in modo consequenziale alla figura materna, tenera-mente e nostalgicamente evocata, ma anche a suo padre e ad altri affetti importanti.
L’autrice è una persona solare, cristallina e con sincerità e delicatezza talvolta si imbatte sul tema della fine, una tappa quasi inevitabile per le persone fortemente motivate alla vita, regalando versi di rara tensione emotiva, in cui la voglia di vivere ha la meglio su quel velo di tristezza, realizzato con preziosa organza, che pervade per qualche istante il suo verseggiare. Un’apparente dicotomia, una parentesi di riflessione in cui sembrerebbero prevalere malinconia e scoramento
Tutto un addio su questa terra/ un accompagnare le orme dei desideri/ dalle piatte dimensioni dei numeri/ agli accordi del cielo
(LA FINITUDINE)
Ma nella sua anima poetica in continua fioritura, prevalgono puntuali energie positive, autentiche sensazioni, che si avvicendano e svelano il connaturato attaccamento alle sue radici, il senso di appartenenza all’ethos della sua Terra d’origine, che di sovente si affaccia, scatenando un’esegesi allegorica, che si manifesta attraverso il figurato ed il traslato, costruendo una solida cornice concettuale in grado di dare forma a pensieri, sentimenti, a volte contrapposti, come a fuggevoli emozioni, dall’intenso sapore catartico.
Una posizione di riguardo spetta all’amore, che lei canta attraversando le varie fasi della vita, dall’adolescenza alla maturità, con inalterato entusiasmo e reclamando con forza un approccio immutato ed immutabile con l’infinito universo delle passioni, a dispetto del trascorrere del tempo
Entro sempre nuda/ nel bosco dell’amore/ nessun orpello/ nessuna recinzione/ a distanziare le emozioni (NUDA)
e per far ciò ricorre spesso al suo spirito-guida, foriero di epifaniche manifestazioni, che generano in lei un profondo appagamento, immancabilmente orientato alla condivisione. Infatti, Rosanna, avulsa ad ogni forma di edonistico piacere momentaneo, ama coltivare l’amore associando virtù, talvolta idealizzate, in ogni suo gesto rivolto all’altro, ma al tempo stesso, è sempre pronta a sorprendere nel momento in cui la sua forma mentis pragmatica, talvolta volutamente ignorata, riemerge prepotentemente, rivelando appieno concretezza e solidità; un dualismo molto intrigante
Resiste al vento e al gelo/ il bisogno d’amore/ ma basterà questo a pagare/ il debito del mondo?/ Un fiore di calicanto/ sussurra che amore osa/ anche nella terra dura/ dell’inverno (SIEDITI ALLA MIA TA-VOLA)
La sua cifra stilistica restituisce intarsi semantici e mosaici lirici, con cenni antropomorfici verso la natura, tratto distintivo di forte valenza artistico-letteraria, in cui trionfa la bellezza del verso libero e di ciò che intende comunicare
Il tronco flesso sul fianco/ fresco di musica al soffiare del vento/ mi parla abbracciato al sole/ cucito al tacere della corteccia/ dove grumi e ferite respirano il tempo (UN OLIVO MI RADICA DENTRO)
Una poesia dalla struttura circolare in cui Rosanna non si limita a esprimere il proprio sé, ma è volta ad esplorare intelletto e mistero esistenziale. La ricerca di una verità, mai totalmente svelata, proprio con l’intento di non privarla di quell’afflato tanto delicato, quanto pervasivo, che la accompagna.
La poetessa conosce molto bene l’arte nobile della poesia, intesa come funzione eminentemente sociale di comunicazione, da intendersi nel suo autentico significato etimologico, costituito dall’incontro fra cum (insieme) e munus (dono, dovere, incarico), ossia mettere al servizio di qualcuno o qualcosa al di fuori del proprio sé un valore, indifferentemente materiale o immateriale, ma in ogni caso un bene.
La sua poesia, vasta e proteiforme, esprime vigorosamente questa propensione ad intendere la comunicazione come espressione di patrimonio comune, volto alla costruzione di una cultura, di un “sapere” ampiamente condiviso e fa riflettere sulla caducità della vita, ma al contempo regala messaggi di speranza, proprio in una fase storica segnata da eventi di gravi proporzioni, come l’emergenza epidemiologica che stiamo vivendo dall’inizio del 2020 a li-vello planetario, alla quale dedica pensieri densi di emblematiche immagini che fotografano la drammaticità dell’attuale momento - così ora penso alla trincea di un Pronto Soccorso dove la lente dell’umanità trema sulla pandemia - e si ferma a riconsiderare lo stato di solitudine dell’uomo contemporaneo, imprigionato dai ritmi frenetici di un quotidiano contrassegnato dall’incomunicabilità, dall’egocentrismo, dalla spirale di distruzione creativa iniziata con la produzione di massa, dalla precarietà dei punti di riferimento, dalla solitudine che guida le nostre menti persino verso l’anomia. Ma anche in questo caso riesce a ritrovare la luce alla fine di un lunghissimo dedalo di criticità da affrontare con improcrastinabile urgenza e in lei vince ancora una volta il sentimento dell’amore, che germina positività, nonostante tutto
Decidere/ di continuare ad amare/ di più e meglio/ non trova pietra/ che non possa fendersi... (PANDEMIA)
Recentemente Rosanna Cracco è diventata nonna di Aura, una bellissima bambina, un raggio di sole che giunge proprio in un periodo di disorientamento collettivo. Una gioia incontenibile che anche stavolta lei ha voluto esprimere chiamando in soccorso la poesia, affinché le emozioni legate a momenti particolarmente intimi ed intensi possano trasformarsi in un patrimonio affettivo da tramandare.
La vita che scorre risponde puntuale al richiamo di rinnovamento, rigenerandosi grazie alla nuova vita, alla quale già durante l’attesa la futura nonna ha voluto dedicare versi intrisi di sentimento e di verità e che in chiusa di testo celebrano ancora una volta la sua straordinaria energia
Nell’inesorabile presagio/ del suo consumare/ improvvisa arriva la voce/ della giovinezza/ recandomi/ il sangue della vita:/ “Presto arriverà/ un roseo fagottino” (IL SANGUE DELLA VITA)
Concludo con un pensiero di Lucio Anneo Seneca che perfettamente si addice alla Nostra autrice
Imago animi sermo est: qualis vita, talis oratio.
Daniela Cecchini
a cura di Daniela Cecchini
Sigmund Freud sosteneva che la necessità di scrivere affondi le sue radici all’interno dei conflitti interiori; in altre parole, si scrive per rispondere ad un impulso che proviene dall’inconscio. Un pensiero che ho ritrovato nella produzione letteraria di Rosanna Cracco, la quale mi ha concesso il privilegio di soggiornare nell’isola della sua poesia e di apprezzare le caleidoscopiche sfumature del proprio “sentire”
Ma ecco la luna oscura custode/ dell’inconscio arrendersi alle parole/ cercando sul muro delle ombre/ il contorno ramificato delle cose
(IL LATO OSCURO)
“OSMOSI”, titolo di questa ammaliante silloge, sottende un certo-sino lavoro di scavo interiore, che si sedimenta con cristallina evidenza e, in diversi frangenti, rimanda all’eudaimonia di memoria aristotelica. Del resto, l’autrice spazia agevolmente nel pensiero filosofico classico, grazie alla sua formazione umanistica, che denota un portato culturale di notevole caratura. La scelta del termine “osmosi”, certamente non casuale, racchiude in sé la metafora dell’esistenza, che prepotentemente fluisce, tra significato e significante e non può restare sulle soglie dell’ombra.
Segnatamente, gli echi di tale impulso, tendente alla reciproca compenetrazione, si propagano in itinere ogni qual volta la Nostra indaga su se stessa, libera da ogni infingimento, seguendo una coerente traccia ermeneutica che conduce verso la percezione di una consonanza proiettata alla comprensione delle universali, umane fragilità e al conseguimento dell’equilibrio di una dimensione in accordo armonioso, fin anche sincronico, con il prossimo, senza mai perdere di vista la complessità del reale
… nella diversità del creato pulsa/ l’unità di misura dell’universo (BIODIVERSITÁ)
Una dialettica sempre aperta e coerente, priva di retorica ed in continua evoluzione, portata avanti per opera di esperimenti comparativi, rivolti ad una coralità di matrice galattica, in cui l’eterno confrontarsi diviene in nuce strumento/mezzo di incontro sinergico e di condivisione di preziosi istanti di inusitato appagamento, come anche delle asperità che caratterizzano l’itinerario terreno dell’essere umano.
La sua finestra dei sensi, costantemente spalancata, le consente di osservare a livello introspettivo le inquietudini dell’anima, ma al contempo di esplorare il mondo esteriore, il senso comune, passando per avvincenti, seppur misteriosi, processi psicologici, che i dogmi scientifici non possono risolvere.
Attraverso l’incessante esercizio del proprio pensiero critico, Rosanna rivendica con singolare energia il confronto con i suoi simili, aspirando in primis alla comunanza, all’aggregazione; in tal senso, ricorre ad una sorta di autosservazione che le consente di indagare se stessa e di mettere in discussione, talvolta con eccessivo rigore, il suo intimo universo, composto di una moltitudine di lati ascosi ed inconsapevoli, che riportano alla luce frammenti del suo “essere”; un passaggio fondamentale per comprendere che, in realtà, vi sono due mondi, fra l’io e l’altro, che coesistono come specchi riflessi
Forse la giusta direzione/ è restare al centro della propria vita/ tra i due io che ci vivono dentro/ quello che vaga in cerca di anima/ e quello che cerca l’incontro (IO E L’ALTRO)
La poetessa è consapevole di come la clessidra del cosmo inesorabilmente scorra, persino troppo in fretta; ragion per cui la marcia contro il tempo si fa frenetica, nel tentativo, solo raramente disatteso, di trattenere nella mente bagliori compressi di memorie, il limpido profilo dei monti, la quiete indomita della pianura
Quasi un assalto il vivere/ nel tempo che sguscia (IL MURO)
Contenuti lirici, meticolosamente protetti in cui sono ricorrenti i flashback della memoria, che donano ampio respiro ad icastici ricordi ed aggiungono vigore alla sua ben addestrata resilienza, conferendo al verso una sottile e sobria traccia drammatica, appena palpabile
Rimane appesa/ all’armadio del silenzio/ l’asciutta luce di memoria (BRETELLE)
Reminiscenze che riaffiorano in una dimensione ai confini con l’onirico e si manifestano per mezzo di elementi riposti con cura nel recipiente dei sensi. La ricerca di effluvi lontani, che odorano di casa, di infanzia, per accarezzare le radici della memoria, un ristoro per il cuore. Immagini che travalicano la vita, destinate all’eternità, riconducono in modo consequenziale alla figura materna, tenera-mente e nostalgicamente evocata, ma anche a suo padre e ad altri affetti importanti.
L’autrice è una persona solare, cristallina e con sincerità e delicatezza talvolta si imbatte sul tema della fine, una tappa quasi inevitabile per le persone fortemente motivate alla vita, regalando versi di rara tensione emotiva, in cui la voglia di vivere ha la meglio su quel velo di tristezza, realizzato con preziosa organza, che pervade per qualche istante il suo verseggiare. Un’apparente dicotomia, una parentesi di riflessione in cui sembrerebbero prevalere malinconia e scoramento
Tutto un addio su questa terra/ un accompagnare le orme dei desideri/ dalle piatte dimensioni dei numeri/ agli accordi del cielo
(LA FINITUDINE)
Ma nella sua anima poetica in continua fioritura, prevalgono puntuali energie positive, autentiche sensazioni, che si avvicendano e svelano il connaturato attaccamento alle sue radici, il senso di appartenenza all’ethos della sua Terra d’origine, che di sovente si affaccia, scatenando un’esegesi allegorica, che si manifesta attraverso il figurato ed il traslato, costruendo una solida cornice concettuale in grado di dare forma a pensieri, sentimenti, a volte contrapposti, come a fuggevoli emozioni, dall’intenso sapore catartico.
Una posizione di riguardo spetta all’amore, che lei canta attraversando le varie fasi della vita, dall’adolescenza alla maturità, con inalterato entusiasmo e reclamando con forza un approccio immutato ed immutabile con l’infinito universo delle passioni, a dispetto del trascorrere del tempo
Entro sempre nuda/ nel bosco dell’amore/ nessun orpello/ nessuna recinzione/ a distanziare le emozioni (NUDA)
e per far ciò ricorre spesso al suo spirito-guida, foriero di epifaniche manifestazioni, che generano in lei un profondo appagamento, immancabilmente orientato alla condivisione. Infatti, Rosanna, avulsa ad ogni forma di edonistico piacere momentaneo, ama coltivare l’amore associando virtù, talvolta idealizzate, in ogni suo gesto rivolto all’altro, ma al tempo stesso, è sempre pronta a sorprendere nel momento in cui la sua forma mentis pragmatica, talvolta volutamente ignorata, riemerge prepotentemente, rivelando appieno concretezza e solidità; un dualismo molto intrigante
Resiste al vento e al gelo/ il bisogno d’amore/ ma basterà questo a pagare/ il debito del mondo?/ Un fiore di calicanto/ sussurra che amore osa/ anche nella terra dura/ dell’inverno (SIEDITI ALLA MIA TA-VOLA)
La sua cifra stilistica restituisce intarsi semantici e mosaici lirici, con cenni antropomorfici verso la natura, tratto distintivo di forte valenza artistico-letteraria, in cui trionfa la bellezza del verso libero e di ciò che intende comunicare
Il tronco flesso sul fianco/ fresco di musica al soffiare del vento/ mi parla abbracciato al sole/ cucito al tacere della corteccia/ dove grumi e ferite respirano il tempo (UN OLIVO MI RADICA DENTRO)
Una poesia dalla struttura circolare in cui Rosanna non si limita a esprimere il proprio sé, ma è volta ad esplorare intelletto e mistero esistenziale. La ricerca di una verità, mai totalmente svelata, proprio con l’intento di non privarla di quell’afflato tanto delicato, quanto pervasivo, che la accompagna.
La poetessa conosce molto bene l’arte nobile della poesia, intesa come funzione eminentemente sociale di comunicazione, da intendersi nel suo autentico significato etimologico, costituito dall’incontro fra cum (insieme) e munus (dono, dovere, incarico), ossia mettere al servizio di qualcuno o qualcosa al di fuori del proprio sé un valore, indifferentemente materiale o immateriale, ma in ogni caso un bene.
La sua poesia, vasta e proteiforme, esprime vigorosamente questa propensione ad intendere la comunicazione come espressione di patrimonio comune, volto alla costruzione di una cultura, di un “sapere” ampiamente condiviso e fa riflettere sulla caducità della vita, ma al contempo regala messaggi di speranza, proprio in una fase storica segnata da eventi di gravi proporzioni, come l’emergenza epidemiologica che stiamo vivendo dall’inizio del 2020 a li-vello planetario, alla quale dedica pensieri densi di emblematiche immagini che fotografano la drammaticità dell’attuale momento - così ora penso alla trincea di un Pronto Soccorso dove la lente dell’umanità trema sulla pandemia - e si ferma a riconsiderare lo stato di solitudine dell’uomo contemporaneo, imprigionato dai ritmi frenetici di un quotidiano contrassegnato dall’incomunicabilità, dall’egocentrismo, dalla spirale di distruzione creativa iniziata con la produzione di massa, dalla precarietà dei punti di riferimento, dalla solitudine che guida le nostre menti persino verso l’anomia. Ma anche in questo caso riesce a ritrovare la luce alla fine di un lunghissimo dedalo di criticità da affrontare con improcrastinabile urgenza e in lei vince ancora una volta il sentimento dell’amore, che germina positività, nonostante tutto
Decidere/ di continuare ad amare/ di più e meglio/ non trova pietra/ che non possa fendersi... (PANDEMIA)
Recentemente Rosanna Cracco è diventata nonna di Aura, una bellissima bambina, un raggio di sole che giunge proprio in un periodo di disorientamento collettivo. Una gioia incontenibile che anche stavolta lei ha voluto esprimere chiamando in soccorso la poesia, affinché le emozioni legate a momenti particolarmente intimi ed intensi possano trasformarsi in un patrimonio affettivo da tramandare.
La vita che scorre risponde puntuale al richiamo di rinnovamento, rigenerandosi grazie alla nuova vita, alla quale già durante l’attesa la futura nonna ha voluto dedicare versi intrisi di sentimento e di verità e che in chiusa di testo celebrano ancora una volta la sua straordinaria energia
Nell’inesorabile presagio/ del suo consumare/ improvvisa arriva la voce/ della giovinezza/ recandomi/ il sangue della vita:/ “Presto arriverà/ un roseo fagottino” (IL SANGUE DELLA VITA)
Concludo con un pensiero di Lucio Anneo Seneca che perfettamente si addice alla Nostra autrice
Imago animi sermo est: qualis vita, talis oratio.
Daniela Cecchini